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Date Posted: 10/07/03 Thu 12:55:02
Author: Giancarlo
Subject: Come la decisione e' stata presa a Genova

Oggi 2 articoli sul secolo,entrambi firmati da G.Cimbrico, ve li riporto scusandomi per gli effetti del cut&paste da pdf.

(Commento in prima con rimando all'interno)

Una città che non sa competere

Sul verdetto, la rabbia finale di Marco Bollesan, manager della Nazionale e soprattutto genovese che, dopo una vita in mischia, aveva potuto vivere splendidi giorni ovali nella sua città: «Poca sensibilità nei confronti delle grandi manifestazioni: i politici preposti alle faccende sportive non capiscono l importanza di eventi come il 6 Nazioni. Per storia tradizione paragonabile a Wimbledon. E ora? Potremo avere ancora opportunità?». Già, una battaglia portata avanti ma non sino in fondo. E la domanda che girava ieri nei corridoi federali, attendendo esiti scontati, era sospesa tra la curiosità e l amor per la forma: «Ma per Genova, chi c è?». Diciamolo: non c era nessuno. Sono particolari, ma una presenza non avrebbe guastato: quando si lancia una volata - Petacchi docet - è meglio darci dentro sino in fondo. Così, dopo la finale di coppa Uefa, buttata un altra chance. Per non aver voluto vivere in trincea anche l ultimo atto. Quelli della cordata romana c erano, eccome. Anche perché poi è facile - per gli avversari e per chi decide: a volte una squadra sola... - denunciare a mezza bocca un calo di tensioni, un amore che pare una camelia un po sfiorita. O forse sarebbe bastato assicurarsi con maggior forza, con maggior coraggio, nel pieno senso del termine. Acquistando biglietti, garantendo l incasso, insomma. Il rugby non è più terra di poeti e sognatori; sono arrivati i ragionieri e stanno spadroneggiando. E oggi (forse...) quel piatto sarebbe colmo di due appuntamenti (Italia-Inghilterra e Italia- Scozia) molto interessanti sotto il profilo economico (il rugby è ormai rimasto l unico sport che assicura migrazioni di popolo, un popolo di middle class per di più), molto gradevoli, molto continentali, e perciò in perfetta linea con le euroelebrazioni che verranno. Perfetti per cucire sport a cultura. Partiti con un taccuino stracolmo di eventi possibili, ci si avvicina a passi da gigante all anno della svolta con paginette bianche e un po striminze. Niente finale di coppa Uefa, niente 6 Nazioni: dati di fatto, decisioni passate a libro contro cui non sono possibili ricorsi stile caso-Catania. Sulla carta, a meno di un assalto agli All Blacks che come scure rondini tardive torneranno nel novembre 2004, rimane la possibilità di un doppio appuntamento tricolore sull asse atletica-nuoto nell ultimo avvicinamento alle Olimpiadi di Atene mentre la partenza del Giro d Italia permane nel calendario ufficiale a fronte di un esborso abbastanza significativo: 400.000 euro. Con la speranza, beninteso, che la faccenda rosa non si risolva in un abbassarsi di bandierina ma sia adeguatamente condita con un prologo, possibilmente spettacolare. Anche se è bene precisare che a una minicronometro sospesa tra mare e monti i corridori d oggi difficilmente si piegheranno. In ultimo, il basket. Con il passaggio del Dream Team sulla via di Atene e, in autunno, con l approdo della Nba a Genova.

(Articolo nella pagina dello sport)

Il lungo testa a testa per il 6 Nazioni finisce con esito scontato e motivazioni poco chiare

Roma, la vittoria è d obbligo

L offerta di Genova battuta dalle parole della Capitale Guerello: «Sconfitto lo sport». Plinio: «Gara scorretta»

(Nota: Guarello e' l'assessore comunale allo sport, Plinio quello regionale)

Roma. Ma sì, diciamolo, non è stata una gara corretta. Perché alla fine Genova la sua offerta l aveva fatta e presentata (100.000 euro, lo stadio gratis e un bel po di voci a esso collegato) ed era pure scritta, nera su bianco, firmata e controfirmata da Giorgio Guerello e Gianni Plinio, sostenuta dall esborso assicurato da Davide Viziano, in nome di Genova 2004. Roma no. A Roma per vincere e tenersi (per sempre?) il 6 Nazioni bastano affascinanti e doviziose parole offerte dalla triade (Cesare Pambianchi, presidente della Confcommercio; Antonio Nori, presidente della Confesercenti; Marco Bruschini, amministratore delegato della giovane Associazione romana per il Turismo) che si materializza per esprimere soddisfazione somma e per promettere che metterà, come usa dire oggi, il know how, l organizzazione, la capacità di coinvolgere i propri aderenti (albergatori, ristoratori, negozianti) e magari anche gli enti pubblici. Prima di passare in cronaca, vogliamo provare a tirare le somme? Mica facile. Un po perché Giancarlo Dondi oppone presidenziale riservatezza, un po perché oggi come oggi, non è facile tirarle. Di sicuro c è quello slogan coniato in fretta, attendendo la decisione: il pieno per il vuoto. Cioè: se alla vigilia di una delle partite casalinghe degli azzurri, le scorte di biglietti saranno ancora cospicue, qualcuno interverrà acquistando e garantendo il tutto esaurito in tema di incasso. E se al Flaminio i buchi continueranno a tormentare il colpo d occhio, amen. L importante è la rosa, cantavano Becaud e Aznavour. Sostituite rosa con opportunità o magari denaro e il gioco sarà fatto. Perché, alla fine, se Roma è stata scelta la ragione deve esser cercata in promesse che, in questo mese di gioco al rialzo, Dondi deve aver ricevuto da Comune e Provincia, da poco più di un mese accomunate nello stesso schieramento politico. In breve, la conferma dei 250.000 euro che l anno scorso gli furono assicurati datati da una provincia griffata centrodestra. Perché sennò non si spiega la decisione di ieri, comunicata al mondo dopo lunga camera di consiglio, alle 13,35 di un giorno rovente, straziato dal canto di un miliardo circa di cicale. Un po come in una sala parto, alla curva Nord dell Olimpico, sede della palla ovale italiana. In attesa di un bambino che tutti sanno già esser romano e qualcuno maligna possa esser illegittimo. Attesa anche oltre l ora prevista, con i dubbi e i lazzi di prammatica. Molta gente: difficile vederne così tanta. Che Roma la sicura, Roma l arrogante si sia sentita minacciata dall assalto di quella trascurabile provinciale che sta per celebrare il suo anno al sole d Europa? Ok, sono pronti. «Abbiamo deciso - annuncia, con voce che a tratti si perde, Giancarlo Dondi -. Si continuerà a Roma. Ringrazio Genova per la sua offerta ma il frutto della nostra valutazione ci ha portato a optare per Roma, politicamente più valida ». Non sarebbe male conoscere termini ma il presidente si secca un po : «Per spostare un avvenimento del genere è necessaria convenienza. E, ripeto, la proposta di Roma si è dimostrata un po più valida di quella di Genova». Quel un po più vale una piccola correzione di rotta e un sentito apprezzamento, specie da parte degli sconfitti. A un attacco di sincerità si risponde sempre con applausi. Battimani che non coprono il rammarico di Genova e della Liguria. Giorgio Guerello, assessore comnunale allo Sport: «E una sconfitta dello sport, la scelta di Genova era decisamente superiore dal punto di vista della quantità e della qualità del pubblico. E dico qualità pensando all affetto, alla partecipazione e alla competenza mostrata in questi anni dal pubblico genovese che ama il rugby». Duro il commento di Gianni Plinio, vicepresidente della giunta regionale: Sin dall inizio la gara non è stata corretta». Ma ora - parole non nostre ma del numero 1 di Ovalia - al lavoro per non rischiare un lungo sonno di qui al 15 febbraio quando arriverà l Inghilterra trovando per San Valentino negozi aperti e vetrine tematiche. Urrah. Ancora Dondi: «Se si comincerà a tenere il Torneo nel giusto conto e se si opererà nel modo giusto, il Flaminio potrà diventare insufficiente». Rotta sull Olimpico, almeno per la visita del XV della Rosa, dunque, a maggior ragione se a novembre chiuderà il suo inseguimento al titolo mondiale? «Non so, vedremo, nulla si può escludere. Certo che se gli inglesi saranno 20.000, dovremo almeno contare su 30.000 tifosi italiani per batter la strada di questo progetto». E prima di chiudere c è il tempo per un secondo ringraziamento a Genova: «Senza il loro impegno, Roma si sarebbe mossa con minor efficacia». La concorrenza è l anima del commercio? La triade conf manifesta la propria gioia promettendo cene in ristoranti famosi e ospitalità gratis per i giornalisti d Albione. Sui muri sono appesi collage di articoli, un patch work dal quale non hanno difficoltà ad affacciarsi titoli del tipo Flaminio, ma il pubblico, dov era? , Siamo stufi di giocare all estero anche a casa nostra . Va be , particolari trascurabili. Da ieri, un alba nuova all insegna di nuovi slogan: vivere e far vivere la città, capitale del turismo e del terziario, dove le ciminiere sono sostituite dagli obelischi e gli essiccatoi dalle cupole barocche. Roma non perde mai e non cede neppure le briciole che stava per spazzare dalla tovaglia.

Saluti,
Giancarlo

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