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Date Posted: 19/06/03 Thu 12:52:16
Author: Giancarlo
Subject: Re: Genova vs Roma: articolo secolo XIX
In reply to: Raul 's message, "Re: Genova vs Roma: articolo secolo XIX" on 19/06/03 Thu 07:57:26

> Ragion per cui,
>Giancarlo, intendo il secondo significato.

Si e' il secondo.
Il comune (proprietario dello stadio) non farebbe pagare nulla alla FIR.

Oggi c'e' un altro articolo (sempre di GC) addirittura in prima pagina (con seguito all'interno).

Provo a riportare il testo (sperando che il cut&paste dal pdf venga bene):

Parlamentari in campo: Genova vuole il rugby
di G.Cimbrico

A occhio, conoscendoli di vista: Burlando in seconda linea, Bornacin e Rognoni in terza, Scajola mediano di mischia, Dalla Chiesa mediano di apertura. Non ci spingiamo più in là per l attribuzione degli altri ruoli e ci limitiamo ad elencare gli altri: Balocchi, Gagliardi, Biondi, Grillo, Boscetto, Sambin, Corrado, Forcieri, Longhi, Pedrini, Martone, Parodi, Nan, Cozzi, Matteoli, Mazzarello, Bogi, Zunino, Acquarone, Banti, Bottino, Intini, Nesi. E, se le apparenti rudezze del gioco non incutono timore, la lettera di convocazione può esser indirizzata anche a Graziella Mascia, Roberta Pinotti, Grazia Labate e Gabriella Mondello. Una trentina, praticamente due squadre, con un posto assicurato per tutti, anche per le ladies. Con Giuseppe Pericu e Sandro Biasotti commissari tecnici, Guerello e Plinio allenatori. Plinio e Guerello anche motivatori. Il prodotto è un fronte così trasversale da risultare unito: è quello dei parlamentari liguri, quello che si allaccerà come gli avanti di una mischia per strappare a Roma il 6 Nazioni, portarlo a Genova e al Ferraris in quell anno molto speciale che è il 2004, per due pomeriggi che hanno eccellenti chances di diventare memorabili, preceduti da invasioni tra le più piacevoli che si possano subire: domenica 15 febbraio, Italia-Inghilterra; sabato 6 marzo Italia-Scozia. Il senso della convocazione (e della mobilitazione) è nella lettera che Guerello e Plinio hanno inviato a destra e a manca (nel più vasto dei sensi politici...) per coinvolgere, per creare - dicono loro - «una sinergia virtuosa», per far pressione sul ministro Urbani (mai come in questo caso cultura e sport sono stati così uniti), per conquistare quel che sarebbe giusto conquistare, almeno per l anno che verrà. E il tempo a disposizione non è lungo: perché nella mattinata del 9 luglio, in un albergo di Parma, l ultima parola verrà pronunciata ponendo fine al congelamento in atto da qualche giorno (un venerdì 13), quando a fronte di una candidatura condita di dati e di supporti finanziari (Genova) e di una ammantata di genericismi (Roma), l Esecutivo della federazione preferì prendere tempo. Già, a Roma nun ce vonno sta . Perché il 6 Nazioni è un buon affare. Che poi coinvolga la città e i suoi cittadini, questo è un altro conto. Roma ha conti in sospeso con lo sport: i più freschi riguardano un torneo di tennis (gli Internazionali d Italia) che ha scatenato la stizzita reazione di una immortale come Martina Navratilova: «Per favore, organizzateli a Milano». Perché 213 paganti per un quarto di finale non sono pochi, sono niente, peggio di niente. E, se è per questo, 15.000 (paganti, quanti?) per un meeting di atletica della Golden League sono un inezia, specie se sparsi (dispersi?) in quella specie di acquario in cui è stato trasformato quello che era uno degli stadi più belli del mondo, l Olimpico. E se c è una serata su cui la federazione mondiale di atletica ha stampato un punto interrogativo è proprio quella del Golden Gala. Si dovrebbero mettere in dubbio Oslo, Zurigo, Bruxelles, Parigi con i loro tutto esaurito? Roma è affezionata ad altre cose: le partite del cuore, gli addii di campioni amati, a Roma, a Lazio. E va bene così: i gusti sono gusti. Solo che ha anche la dannatissima vocazione di fagocitare. Roma padrona, senza spingerci in più impegnativi aggettivi fatti risuonare dal Senatur. E così, quando nel febbraio 2000, l Italia apparve per la prima volta sul palcoscenico del più antico torneo del mondo (chanson de geste, lo chiamava Paolo Rosi, vecchio cuore di rugbysta, pensando a quelle fondamenta scavate ben prima della restaurazione decoubertiniana dei Giochi Olimpici), la scelta di Roma parve scontata. Non si gioca forse nel sobborgo londinese di Twickenham, a Dublino, a Edimburgo, a Cardiff, a Parigi? Il torneo della tradizione deve esser giocato nella capitale: è scritto nei sacri testi compilati dai padri fondatori. Il problema è che questi padri diedero sempre per scontato che un avvenimento come il Torneo doveva trovar posto nella cattedrale. E tali sono l imperiale Twickenham e il deliziosamente cadente Lansdowne Road, il ristorato Murrayfield, il modernissimo Millennium e lo spendido Stade France di St Denis, che da qualche anno ha preso il posto del vecchio Parco dei Principi. Il Flaminio, con tutto il rispetto per uno stadio intitolato al leggendario Grande Torino, è una buona parrocchia di quartiere. Non per nulla è campo di casa della Lodigiani, in bilico tra terza e quarta serie. E non per nulla per quel 5 febbraio 2000, esordio (vittorioso) dell Italia contro la Scozia, si durò fatica a organizzare una reale ritirata per la Principessa Anna, patronne della squadra del cardo. Con una capienza attorno ai 22.000 posti, il Flaminio non ha mai costretto alla chiusura anticipata dei botteghini anche se si è agevolmente avvalso, per regalare un discreto colpo d occhio, delle falangi di tifosi stranieri. D altra parte, non è facile riempire quando non si promuove, e a Roma manifesti e striscioni sono stati sempre degli stranieri. E mentre la capitale andava avanti per la sua strada, km più a Nord succedeva qualcosa: Genova strappava l organizzazione di Italia-Nuova Zelanda (novembre 2000) e portava a Marassi 35.000 spettatori (senza ovviamente contributo di tifosi All Blacks) per confermarsi campo centrale per i d autunno degli azzurri opposti alle visitatrici dell altro emisfero. Il più recente - 25 novembre 2002, contro l Australia campione del mondo fornisce il dato eloquente: almeno 25.000 al Ferraris in una giornata di tregenda, con un alluvione appesa cielo. Giusto una settimana prima, Italia-Argentina, nel famigerato Flaminio non battuto la goccia alcuna, presentava lo scenario di un allenamento. normale, a quel punto, richiedere una partita per il 2004. E quale miglior match di Italia- Inghilterra, nella città che ai naviganti inglesi, ancor sospesi tra secoli bui e secoli d oro, regalò il vessillo bianco con croce rossa? Apriti cielo. Ben orchestrate accuse romane (Genova ladrona del Torneo) raggiunsero lo zenith. E continuano anche in questi giorni di avvicinamento al verdetto. In queste cifre, in questi fatti, nella tradizione che deve esser scaldata al di là dello spirito (imperante) del business, sta il senso dell appello lanciato da Comune e Regione, che noi sposiamo. Ora la palla (ovale) passa a questa selezione di parlamentari. Per dirla secondo gergalità rugbystiche, sono Barbarians (selezione di campioni-gentiluomini) che dovrebbero forzare la mano, prendere la linea del vantaggio, difenderla. Per regalare quello che una volta tanto non è un sogno, ma la giusta vittoria per chi (una città e il suo pubblico) che ha mostrato amore e rispetto per un gioco, i suoi interpreti, la sua storia.

Saluti,
Giancarlo

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